Ovvero 10 consigli su come improvvisare in maniera più interessante

Usare l’estensione dello strumento dalle note più basse fino al registro più acuto. Dei salti repentini possono apportare grande mordente. Così anche dei cambi improvvisi di ottava anche all’interno di una stessa frase.

Utilizzare intervalli brevi in opposizione a intervalli più larghi. Tradotto: usare passaggi scalari in contrasto ad arpeggi ed in generale intervalli larghi. L’uso della direzione ascendente o discendente o le “permutazioni” (cambiare l’ordine delle note) creeranno una grande varietà nella curva melodica.

La capacità di urlare, ma anche di sussurrare, con tutte le sfumature intermedie. La dinamica è importante ai fini espressivi, occorre saper suonare a diversi volumi-intensità. Per arrivare a modulare questa abilità bisogna acquisire un buon controllo della tecnica e quindi anche essere in grado al contrario di suonare ogni nota con la stessa intensità.

Densità, spazi, utilizzare i respiri, le pause, l’approccio play-rest estensivamente teorizzato nel testo di Hal Crook “How to improvise”, le note lunghe in opposizione alle note corte. La gestione degli spazi è indispensabile per costruire una “curva di tensione” ottimale e mantenere viva l’attenzione sul discorso musicale. Le pause aggiungono valore alle note.

Rimanere “in ascolto” anche durante l’improvvisazione quando le distrazioni possono essere molte e quindi l’impegno ci può far perdere la “bussola”. Avere sotto controllo lo sviluppo del discorso musicale nella sua globalità ci renderà capaci di “raccontare una storia”.

Evitare le ripetizioni e i cliché. E’ noioso come un copia-incolla. A volte non ci si accorge che nei momenti di poca ispirazione pur di riempire il vuoto ci lasciamo andare a fraseggi standardizzati. Meglio il silenzio! Altro fatto è invece l’elaborazione creativa di elementi noti, alcuni musicisti hanno delle frasi tipiche che sono quasi dei “marchi di fabbrica” che spesso reinterpretano in diversi modi e in diversi contesti.

Complessità armonica, per evitare di improvvisare in maniera armonicamente ovvia è utile soffermarsi sulle tensioni degli accordi (nona, undicesima, tredicesima), alterare gli accordi di dominante, effettuare delle sostituzioni modali o arrivare al suonare fuori tonalità. Una delle tecniche possibili consiste nel suonare arpeggi in sovrapposizione comprendenti una serie di tensioni rispetto agli accordi presenti .

Interplay, per poter essere espressione corale l’improvvisazione deve essere recepita e assecondata dal l’intera band, la risposta può essere interattiva o al contrario semplicemente di accompagnamento del solista più o meno “imparziale” a seconda del risultato che si vuole ottenere.

Timing, il modo di articolare le note e il modo di stare sul tempo possono dare grande enfasi alle nostre linee musicali, il laid back ovvero il tirare “indietro” le note aiuta a simulare la latenza fisiologica nell’emissione degli strumenti a fiato, mentre lo stare “avanti” ha un effetto di aggressività e incisività valorizzando l’attacco della nota. Ogni musicista capace di andare a tempo presenta comunque un proprio micro-timing che rappresenta il suo modo caratteristico di gestire il tempo.

Trovare ispirazione nell’ascolto, nella trascrizione, nei concerti, nel suonare con musicisti di grande esperienza, in alcuni libri o attività non necessariamente musicali, idee progettuali, lavori che non si ha voglia di fare o che si ritiene non si sia capaci di fare, ma che possono sorprenderci insegnandoci molto.

S.M.