Capita che uno studente agli inizi creda di non riuscire a memorizzare brani o semplicemente il suono degli intervalli, malgrado ci si sforzi di ripetere e ripetere non si riesce apparentemente a fissare mnemonicamente uno studio, un assolo o la successione di accordi di un brano. Questo porta spesso ad un senso di frustrazione, a pensare che non siamo fatti per imparare le cose a memoria, rimandando un’importante opportunità.
Per contrastare queste supposizioni negative, è bene iniziare con un numero finito di elementi, in modo che la gratificazione del “riuscire” possa generare la voglia di continuare a lavorare su ulteriori elementi ad innescare un circolo virtuoso.

Come spunto suggerisco un lavoro sugli intervalli e uno sui brani standard.

Per esempio memorizzare pochi intervalli, ad esempio terza minore, maggiore, quarta giusta.
Semplicemente con questi intervalli si possono costruire, anche cantandole, le triadi maggiori e minori in posizione fondamentale, in primo e secondo rivolto.
prima mettere a fuoco ciascuno dei tre intervalli cantandoli a partire da una stessa nota.
Poi cantare le triadi illustrate di seguito sempre partendo da uno stesso suono basso, intonando gli intervalli indicati consecutivamente.

fondamentale - 3a maggiore - 5a giusta +3a magg +3a min 3a maggiore - 5a giusta - ottava(fondamentale) +3a min +4a giusta 5a giusta - fondamentale - 3a maggiore +4a giusta +3a magg

Prendere uno standard dalla struttura piuttosto corta e armonicamente semplice (Autumn Leaves, Solar, Blue Bossa, Sunny), analizzarlo dal punto di vista armonico, prendendo nota della successione dei gradi e delle eventuali modulazioni, e melodico razionalizzando gli intervalli rispetto agli accordi di alcune note chiave come per esempio la nota iniziale o un particolare passaggio modulante.

Es. Autumn Leaves: II-V-I-IV / II-V-I(relativa minore) ecc. ecc.

Ascoltare il brano nella versione originale e nelle varie versioni (il web in questo può essere consigliere,  un sito fra tutti learnjazzstandards.com). Memorizzare gli accordi e la melodia in modo da poter eseguire il brano senza leggere alcun spartito e da poterlo cantare. Infine trasportare il brano a memoria in una tonalità completamente diversa non pensando a riferimenti tecnico-spaziali, ma unicamente al suono degli accordi e della melodia.

La reiterazione di questi tipo di processi, con la pratica, lo studio e soprattutto con la musica d’insieme è la chiave per acquisire quella concentrazione sul suono che sarà un’arma formidabile per sviluppare una buona musicalità.

SM