All’inizio del percorso di apprendimento del jazz si prospettano due visioni principali:
Una visione consiste nello studio di tutta la teoria musicale, scale, modi, accordi. Quindi uno studio tecnico volto all’uso corretto delle possibili scale e arpeggi sui rispettivi accordi.
L’altra visione invece è incentrata sull’imparare le frasi dei grandi musicisti, punti di riferimento musicale. I “licks” presi dai propri musicisti preferiti forniranno un approccio pratico da utilizzare in un contesto simile a quello in cui loro l’hanno utilizzato.

In realtà entrambi le strade sono utili. Sono due prospettive diverse da cui attingere, una più teorica e l’altra più intuitiva e pratica.

Entrambi hanno i loro punti di forza ed entrambi hanno le loro mancanze ed è quindi integrandole che si arriva diventare un musicista di jazz completo.

Conoscere e applicare la teoria degli accordi e delle scale e suonare le note “corrette” può portare a suonare in maniera schematica e scontata, le note giuste non sono necessariamente le note più musicali.
D’altra parte copiando semplicemente le frasi dei propri musicisti preferiti senza una comprensione del contesto e senza saperle analizzare su basi teoriche rende difficile la loro rielaborazione e quindi capire il ragionamento del musicista che c’è dietro l’uso di certe frasi. È questo quello che porta a personalizzare ciò che all’inizio è solo imitato.

Non sottovalutiamo il potere dell’ascolto, essere immersi nel mondo sonoro della musica che preferiamo, capire e godere di quello che ascoltiamo è già imparare.
Il passo successivo è portare sul nostro strumento la musica e questo possiamo farlo in vari modi.
Analizzare brevi passaggi come per esempio una frase sul V-I o II-V-I ci fa concentrare l’attenzione in maniera approfondita analizzando cosa viene suonato accordo per accordo e nelle transizioni da un accordo a un altro, può farci lavorare trasponendo quel frammento in più tonalità, operando delle eventuali modifiche e personalizzazioni.
Anche trascrivere interi assoli può essere utile, oltre ad avere in mano una molteplicità frasi musicali ci dà la possibilità di avere una visione di insieme su come viene sviluppata un’improvvisazione, come viene gestita in tutto l’arco temporale, l’uso delle dinamiche, delle pause.

Sviluppare e costruire il proprio vocabolario jazz è un processo che richiede tempo. Trascrivendo brevi fraseggi o interi assoli, analizzandoli e comprenderne i fondamenti teorici, ma anche suonando con altri musicisti di esperienza, suonando con la sezione ritmica, nelle formazioni più disparate dal duo all’orchestra. È di grande aiuto poi avere una retrospettiva storica della musica jazz, così come comprendere gli elementi stilistici relativi alle epoche e alle correnti musicali.

Tutto questo ci fornirà gli strumenti per esprimere le nostre idee musicali ed esplorare in maniera personale l’universo del linguaggio jazzistico.